Tra le bellezze di Lanzarote spicca il Parco Nazionale di Timanfaya, una perla da visitare.
In realtà, questo luogo non rappresenta solo una tappa, ma il punto di partenza dell’itinerario. Vedere l’area naturalistica serve a comprendere la storia dell’isola. Muoversi tra i pezzi di lava raffreddata lascia una strana sensazione, sembra di trovarsi su un altro pianeta. Tuttavia, l’origine vulcanica rende il paesaggio unico e meraviglioso. Il vulcano Timanfaya è l’artista che ha disegnato il territorio con la sua eruzione, durata sei anni. Il fuoco e la lava hanno raggiunto circa la metà di Lanzarote, arrivando a seppellire interi paesi, tutti quelli che hanno incontrato lungo il loro percorso prima di finire in mare. Il contatto con l’acqua ha permesso alla lava di solidificarsi e dare vita a cavità e grotte come quelle visibili a Los Hervideros. Le montagne di fuoco lasciano i viaggiatori a bocca aperta per la forma e anche per le fantastiche colorazioni. Metalli e minerali appaiono come tavolozze con tante tonalità, dal nero del ferro al giallo dello zolfo, passando dal rosso del ferro ossidato.

La storia del vulcano e del territorio

L’isola deve il suo aspetto all’eruzione del vulcano Timanfaya, che ha creato vere e proprie montagne di fuoco, divenute oggi un’attrazione naturalistica. L’attività distruttiva è cominciata verso la fine dell’estate del 1730, dopo quattro anni di terremoti che avevano fatto fuggire molti abitanti. La popolazione aveva lasciato le case dirigendosi verso Arrecife e Teguise, evitando vittime. La lava ha coperto circa 200 chilometri quadrati e distrutto oltre 30 villaggi. Tra le 21 e le 22 del 1 settembre 1730 si era aperta all’improvviso la terra intorno al vulcano. La lava usciva a fiumi, con una temperatura di 800 gradi.
La peculiarità del Parco Nazionale del Timanfaya è proprio il Mar di Lava, una superficie estesa ricoperta di lava solidificata, di colore grigio, che gli abitanti chiamano Malpaís, ovvero Brutto Paese. Nell’area non è possibile coltivare, costruire e camminare.
I visitatori notano due diverse tipologie di lava, con viscosità differenti. Uno di questi è molto viscoso e durante la solidificazione si è spaccato, creando spuntoni aguzzi. Il secondo tipo ha una maggiore fluidità e una superficie liscia, con meno rughe. Il suo nome deriva dalla lingua hawaiiana: lava Pahoehoe. Nei dintorni delle distese, come in moltissimi punti dell’isola, ci sono gocce di lava pietrificate e porose e lapilli denominati roje o picon. Il loro utilizzo in agricoltura è essenziale, perché tali pietre riescono a trattenere l’umidità, favorendo la crescita delle viti piantate nel terreno attraverso pozzi semicircolari.

L’organizzazione della visita

Il Parco è parte del patrimonio Unesco e si accede dalla strada LZ67. L’entrata è posta tra i villaggi di Mancha Blanca e Yaiza. Il biglietto si acquista all’ingresso, nel chiosco contrassegnato dal disegno del Taro, un diavoletto inventato dall’artista Cesar Manrique. L’orario di apertura è dalle 9 alle 17.45, ma in estate, dal 15 luglio al 15 settembre, la chiusura è alle 18.45. Gli adulti pagano 12 euro, mentre i bambini con età compresa tra 6 e 12 anni possono avere il biglietto a 6 euro. Esistono opzioni per acquistare biglietti cumulativi, con la possibilità di visitare altre attrazioni di Lanzarote con il medesimo ticket.
Bisogna raggiungere l’isolotto di Hilario con l’automobile propria o a noleggio. Dal ristorante El Diablo, collocato proprio sullo stesso isolotto, parte la visita del parco a bordo di un bus. Il percorso di 13 km permette di vedere un paesaggio unico al mondo lungo la Ruta de Los Volcanes, la strada dei vulcani. Non si può scendere, ma nei 40 minuti di visita si ha modo di riprendere lo spettacolo con macchine fotografiche e videocamere. Le rocce non si possono calpestare e neppure raccogliere. Il biglietto di accesso al parco include il tour in pullman.

Cosa fare all’interno del parco

Lungo la via dei vulcani non si ha modo di scendere, ma ci sono molte attività da svolgere nella magnifica area naturalistica.
Dal punto di ristoro El Diablo si gode il panorama mentre si assaporano piatti a base di carne cucinata sul barbecue naturale. Non vi sono rischi di eruzione, tuttavia a 13 metri di profondità la terra prosegue a ribollire e la temperatura arriva fino a 600 gradi, perciò per la cottura del cibo è sufficiente il calore che proviene dall’interno del vulcano.
All’esterno del ristorante si fanno esperimenti geotermici, quindi gli ospiti del parco possono toccare con mano le rocce calde prese dal terreno e guardare i geyser artificiali in azione. Viene, infatti, gettata acqua fredda in una conduttura per stimolare la reazione.
Dall’Echadero de camellos parte un’escursione con i cammelli che segue la strada verso Yaiza. In alternativa, si può scegliere di fare un trekking guidato per circa 4 km sulla Ruta del Tramesana o sulla Ruta del Litoral. Sono gli unici tour consentiti a piedi.
Al Centro de Visitantes e Interpretación vengono proiettati video su storia e peculiarità del parco e del vulcano.