Se ami il vino, ma anche solo i borghi autentici dove puoi girare a piedi senza fretta, prima o poi Neive ti chiama. Arrivi in auto tra curve morbide e filari di viti, e a un certo punto il borgo compare in alto, raccolto sulla collina, con il campanile che fa da riferimento.
Il centro storico è piccolo, compatto. In due ore riesci a vedere le cose principali, ma è molto facile allungare i tempi: ti fermi a guardare un portone, una targa, una finestra con i gerani, e il giro si trasforma in una passeggiata lenta tra storie di famiglie nobili e profumo di mosto.
Cosa tratteremo
Dove si trova Neive
Neive è in Piemonte, in provincia di Cuneo, nel cuore delle Langhe. Intorno, solo colline, vigne che cambiano colore con le stagioni e qualche cascina isolata. Il paese siede a 308 metri d’altitudine, abbastanza in alto da regalare panorami ampi, abbastanza raccolto da far sentire tutto “a portata di passo”.
Da qui non sei lontano da Asti e da Alba, ma la sensazione è di stare in un mondo più piccolo e più silenzioso. Se arrivi in un giorno feriale, ti capiterà di sentire solo voci basse, magari un trattore in lontananza e il rumore dei bicchieri da un’osteria affacciata sulla strada.
Itinerario di Neive: come entrare nel borgo
Il modo migliore per scoprire Neive è lasciare l’auto sotto il centro storico e salire a piedi, seguendo le pietre del selciato. Le vie non sono molte, ma ti fanno salire e scendere continuamente tra palazzi nobiliari, edifici progettati dall’architetto Giovanni Antonio Borgese e scorci su tetti e colline.
A un certo punto ti rendi conto che qui il vino non è solo un prodotto da degustare, ma una parte dell’identità del posto: proprio a Neive, nelle sue cantine, sono state poste le basi dell’attuale Barbaresco. Se ti piace l’idea, puoi già iniziare a pensare a un weekend nelle Langhe, con Neive come prima tappa di un piccolo tour tra borghi e vigneti.
Porta San Rocco: entrare a Neive “come una volta”
Io ho iniziato il giro da Porta San Rocco, l’antico accesso meridionale al borgo. Immagini le persone che un tempo arrivavano da Alba passando proprio da qui, oltrepassando questo arco in mattoni per entrare “in città”.
La porta è semplice: un arco a tutto sesto aperto nelle mura. Niente effetti scenografici, ma una presenza forte. Passandoci sotto, ti viene quasi spontaneo abbassare un po’ il passo, come se stessi entrando in uno spazio più raccolto, più protetto.
La cappella di San Rocco: una piccola chiesa per grandi paure
Appena fuori dal centro, prima di oltrepassare completamente la porta, puoi fermarti alla cappella di San Rocco. È una chiesetta cinquecentesca, con la facciata rialzata da pochi gradini e un portico quadrangolare che protegge l’ingresso.
Fu ristrutturata nel 1783 da Borgese, ma conserva ancora il nucleo centrale originale. Dietro questa architettura semplice c’è una storia che qui tutti conoscono: in epoche di pestilenza, San Rocco era il santo che si invocava per essere protetti dalla malattia.
Ti immagini la gente del paese radunata davanti a questa cappella, con il timore addosso e la speranza tutta concentrata su una piccola porta di chiesa.
Palazzo dei conti Bongioanni Cocito: il barocco che si fa notare
Entrando nel borgo da Porta San Rocco, ti trovi quasi subito davanti il palazzo dei conti Bongioanni Cocito. Se ti volti indietro, noterai che l’edificio sembra quasi incorniciato dall’arco della porta: un effetto prospettico che valorizza la sua facciata barocca.
È considerato il palazzo più elegante di Neive. All’esterno lo riconosci per il portale e il cornicione raffinato, all’interno (se hai occasione di entrare) ci sono sale che conservano ancora lo stile rococò per cui fu progettato. È uno dei tanti segni della mano di Borgese, che qui a Neive ha lasciato parecchie tracce.
Palazzo dei conti di Castelborgo: il “castello” del borgo
Proseguendo a piedi arrivi al palazzo dei conti di Castelborgo, che molti chiamano semplicemente castello di Neive. È un grande complesso settecentesco, nato inglobando nel tempo edifici più antichi. Dentro, oltre alle sale barocche con decorazioni a grottesche, c’è anche una cappella privata e il giardino dei conti di Castelborgo.
Oggi il palazzo ospita un’azienda vinicola, e questo non è un dettaglio casuale: già nell’Ottocento qui, nelle cantine, si sperimentavano le prime vinificazioni di Nebbiolo che portarono poi alla nascita del Barbaresco. Quando cammini lungo le mura, magari con il profumo di mosto che arriva da qualche finestra aperta, questa storia la “senti” senza nemmeno leggerla su una targa.
La chiesa del palazzo di Castelborgo: una cappella tra le case
Sulla facciata del palazzo che affaccia sulla via principale, se osservi bene, individui anche la chiesa del palazzo di Castelborgo, una piccola cappella privata incastonata nell’edificio. La facciata gialla, le lesene che sorreggono il timpano, il portone incorniciato con una decorazione elegante: è uno di quei dettagli che rischi di perdere se passi distrattamente.
La finestra sopra il portale illumina l’interno, e ti fa immaginare le celebrazioni di famiglia svolte lontano dalla chiesa “ufficiale” del paese, in un luogo più intimo e riservato.
Il giardino dei conti di Castelborgo: uno sguardo dentro il ricetto
Girando tra i vicoli ti ritrovi davanti a un grande portale in ferro: è l’accesso al giardino dei conti di Castelborgo, progettato da Borgese come tesi di laurea. Il cancello è affiancato da due grandi finestroni con lo stesso disegno, separati da alte colonne in mattoni.
Spesso il portale è chiuso, ma affacciandoti riesci a intravedere il cortile che coincide con il vecchio ricetto medievale. È un piccolo flash di come doveva essere organizzato lo spazio interno del borgo, tra mura, giardini e zone protette.
Casa dell’orologio: il primo municipio
La casa dell’orologio è uno di quegli edifici che vedi e capisci subito che qui aveva sede qualcosa di importante. È stato il primo palazzo comunale di Neive e oggi ti accoglie con una facciata rococò ordinata, con le parti laterali più basse e la parte centrale che sale a formare il timpano con orologio e stemma.
Al piano terra c’è un porticato ad archi che crea zone in ombra, spesso usate come punto di sosta da chi si ferma a parlare o a controllare la cartina. Ti dà la sensazione di un luogo dove la vita amministrativa e quella quotidiana si sono sempre mescolate.
Palazzo Borgese: il municipio di oggi (e la cantina sotto)
Di fronte alla casa dell’orologio trovi Palazzo Borgese, attuale municipio di Neive. Lo stile è diverso: mattoni a vista, linee pulite, un ritmo regolare di porte e finestre. Sembra semplice, ma nasconde qualcosa di interessante.
Scendendo lungo la stradina laterale, infatti, entri nella cantina del municipio, sede della Bottega dei Quattro Vini. Dal 1983 questa cantina riunisce i produttori del territorio e permette a chi arriva di degustare e acquistare Dolcetto, Barbaresco, Barbera e Moscato.
È uno di quei luoghi dove la teoria sul vino si trasforma in pratica: assaggi, fai domande, ti fai raccontare un po’ di storia del vigneto dietro l’etichetta.
Torre dell’orologio: un pezzo di Medioevo che resiste
Tra i simboli più riconoscibili di Neive c’è la Torre dell’orologio, che affonda le sue origini nel Medioevo. Venne costruita nel 1224 come parte del castello di Pian Castello, voluto dagli Astigiani. Il castello fu danneggiato e non ne è rimasto più nulla, ma la torre è sopravvissuta, anche attraverso demolizioni e ricostruzioni che ne hanno modificato l’altezza.
Guardandola da vicino, oltre al grande quadrante, puoi notare una lapide romana dedicata a Valeria Terza dal marito Caio Elio: un piccolo pezzo di epoca ancora più antica riutilizzato in una struttura medievale, dentro un borgo settecentesco. In pochi metri, tre strati di storia sovrapposti.
Casaforte di Neive: Casa Cotto e una palla di cannone
Accanto alla torre trovi la casaforte di Neive, o Casa Cotto, costruita agli inizi del Duecento per una famiglia di banchieri. La vedi subito: massiccia, compatta, con un’aria decisamente meno “decorata” rispetto agli altri palazzi.
Nell’arco d’ingresso sono stati reimpiegati mattoni di epoca romana, e all’interno si conservano soffitti antichi e vecchi caminetti. Qui il vicario Francesco Cotti scrisse il più antico testo piemontese sulla coltivazione della vite e la produzione del vino: ancora una volta, Neive e il vino camminano insieme.
Sulla facciata noterai una palla di cannone legata alle vicende risorgimentali di San Martino, con una dedica per una grazia ricevuta. È uno di quei dettagli che ti fa venire voglia di fermarti a leggere anche le storie “minori” del paese.
Chiesa di San Michele: oggi ortodossa, ieri barocca
Proseguendo tra le case arrivi davanti alla chiesa di San Michele, oggi utilizzata per il culto ortodosso. La facciata in mattoni, la cupola alta e il campanile richiamano il Settecento e ancora una volta il nome di Borgese, l’architetto locale che ne curò il progetto.
Dentro trovi una navata unica, un organo rinascimentale e un quadro settecentesco con San Michele. Qui è conservata anche la statua lignea di Michele Arcangelo, quella che ogni anno esce per la processione. Se capiti nei giorni di festa, ti imbatti facilmente in preparativi, ceri, sedie spostate e persone che entrano e escono con naturalezza.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo: una facciata che racconta secoli
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo ha radici nel XII secolo, anche se l’aspetto attuale deriva da una ricostruzione settecentesca con ritocchi ottocenteschi. La facciata, in colori chiari, è divisa in due ordini: in basso tre ingressi, in alto tre nicchie con altrettante statue e, sopra tutto, una croce in ferro.
All’interno trovi opere del XVIII secolo, tra cui le statue processionali di San Michele e della Madonna del Rosario. Nell’abside spicca la pala con San Pietro e Sant’Ubaldo, circondata dal coro in legno. L’altare e la statua della Madonna del Rosario risalgono al Seicento. È uno di quei luoghi dove il tempo si percepisce nelle superfici consumate, non solo nelle date scritte.
Portale di San Sebastiano: l’altro ingresso al borgo
Il portale di San Sebastiano era il secondo e ultimo accesso al borgo medievale di Neive, sul lato settentrionale. Come Porta San Rocco, è addossato a un edificio e collegato alle mura, con un arco a tutto sesto in mattoni.
Passare sotto questo arco è un po’ come chiudere l’anello del centro storico: si ha la sensazione di aver girato intorno al nucleo originario del paese, seguendo le sue antiche porte.
Cappella di San Sebastiano: devozioni e paure condivise
Davanti alla porta trovi la cappella di San Sebastiano, costruita nel Quattrocento e rifatta nel Settecento. Anche qui la storia è legata alla paura della peste: San Sebastiano veniva invocato per chiedere protezione, e le cappelle a lui dedicate spesso si trovano proprio vicino agli accessi dei borghi.
La chiesetta è a livello strada, con due colonne a base quadrata che sostengono il portico, mentre sul retro si alza il campanile. È una presenza sobria, ma chi arriva in silenzio si accorge che qui la fede era anche una forma di difesa collettiva.
Big Bench di Neive: sedersi “fuori scala” sulle colline
Uscendo dal centro storico, puoi raggiungere la Big Bench di Neive, una delle grandi panchine colorate sparse tra le Langhe. L’idea, nata nel 2009 dal designer Chris Bangle e da sua moglie, è semplice: posizionare panchine giganti in punti panoramici, per far riscoprire il paesaggio da una prospettiva diversa.
Ti arrampichi, ti siedi, e all’improvviso vigneti, cascine e colline sembrano quasi un modellino. È un momento leggero, ma resta impresso, soprattutto se la luce è quella delle ultime ore del pomeriggio.
Cappella Riccardi Candiani: arte neogotica nel cimitero
Sempre fuori dal centro trovi la cappella Riccardi Candiani, all’interno del cimitero. È una cappella cimiteriale dei primi del Novecento, con architettura neogotica in mattoni e fregi in cotto realizzati dallo scultore torinese Carlo Biscarra.
All’interno, tre grandi affreschi a tempera del pittore Cesare Ferro Milone raccontano scene come la Crocifissione, l’Adorazione dei Magi e il Noli me tangere, con a completare il ciclo la Deposizione. È un luogo meno visitato dai turisti, ma se ti interessa l’arte sacra del Novecento è una tappa che vale la deviazione.
Palazzo dei conti Cocito: una famiglia che ha fatto la storia del borgo
Rientrando verso il cuore del paese incroci il palazzo dei conti Cocito, nato come casaforte quattrocentesca e trasformato in epoca barocca. La famiglia Cocito è una delle più antiche di Neive: dal Cinquecento in poi, ben dodici sindaci sono stati membri di questa casata, e alcuni di loro hanno avuto incarichi alla corte dei Savoia.
Il palazzo si affaccia sull’omonima piazza, creata all’inizio del Novecento demolendo parte delle vecchie mura e alcuni resti del ricetto. È uno di quei luoghi in cui ti accorgi che le scelte urbanistiche raccontano tanto quanto gli edifici.
Palazzo dei conti Demaria: un lascito al paese
L’ultima tappa del giro può essere il palazzo dei conti Demaria, vicino a Porta San Rocco, da dove probabilmente sei partito. È un edificio cinquecentesco rimaneggiato nel secolo successivo, costruito in mattone e circondato da un parco con grandi alberi, racchiuso da due cinte murarie.
L’ultima discendente, la contessa Paolina Demaria, decise di lasciare i propri beni al comune di Neive con l’obiettivo di destinarli a opere di bene. Sapere che questo palazzo oggi rappresenta anche un gesto di generosità verso il paese chiude idealmente il cerchio del racconto.
Dormire a Neive e nei dintorni: qualche idea pratica
Se hai intenzione di fermarti più giorni nelle Langhe, Neive è una base comoda: ci sono B&B, agriturismi e piccoli hotel con vista sui vigneti e ristoranti dove fermarti per la sera. La cosa bella è che, finita la cena, puoi tornare a piedi in stanza attraversando il borgo quasi in silenzio.
Se invece stai facendo un tour più ampio, può avere senso scegliere una sistemazione più a sud, ad esempio nella zona di Treiso, in una posizione intermedia rispetto ad altri paesi da visitare. Un’altra opzione è Alba, più grande e vivace, con molte enoteche e ristoranti, ma comunque a breve distanza da Neive.
Borghi da vedere vicino a Neive
Le Langhe sono un susseguirsi di paesi che meritano almeno una sosta. Se stai organizzando il tuo itinerario, da Neive puoi facilmente raggiungere:
Barbaresco, legato all’omonimo vino e con una torre panoramica
La Morra, famosa per il suo belvedere
Barolo e Monforte d’Alba, nel cuore della zona del Barolo
Alba, più grande, ma con portici, piazze e locali che raccontano bene la vita di questa parte di Piemonte
In una manciata di chilometri ti sposti da un campanile all’altro, dal profumo di cantina a quello di nocciole tostate, ed è lì che capisci quanto questo territorio viva di dettagli.