Dopo aver visitato la Rocchetta Mattei, ci rimane ancora un po’ di tempo prima di rientrare. Non vogliamo tornare subito a casa e decidiamo di cercare una seconda tappa nei dintorni. È così che scopriamo le Grotte di Labante, un sistema di travertino considerato uno dei più grandi in Italia, immerso nelle colline tra Castel d’Aiano e Vergato.
Non sono grotte profonde o scenografiche come quelle carsiche più note, ma hanno qualcosa di diverso: un intreccio di acqua, roccia e sentieri che raccontano bene il carattere di questa zona.
Cosa tratteremo
Come arrivare alle Grotte di Labante
Se parti dalla Romagna, la strada non è brevissima: quasi due ore di auto. Ma se ti trovi già in zona per visitare la Rocchetta Mattei, la situazione cambia completamente. Da lì servono circa trenta minuti, una ventina di chilometri di curve morbide e borghi sparsi lungo la valle del Reno.
Le grotte si trovano nella piccola borgata di San Cristoforo Labante, parte del comune di Castel d’Aiano. Da Bologna ci si arriva in un’ora circa passando per Sasso Marconi, Marzabotto e poi risalendo il Reno fino al bivio che porta a Castelnuovo e infine a Labante. La grotta non si vede dalla strada, quindi il riferimento più semplice è la chiesa del paese: proprio davanti c’è un parcheggio sterrato.
Dal parcheggio parte un sentiero evidente che scende nel bosco. Bastano pochi minuti per ritrovarsi davanti alla cascata e alla parete di travertino.
La sorgente e la cascata di San Cristoforo
L’intero sistema delle grotte nasce da un flusso d’acqua preciso: la sorgente di San Cristoforo. Ha una portata media estiva di circa 11 litri al secondo ed è così ricca di sali di calcio da “costruire” roccia mentre scorre. Una parte dell’acqua viene captata per l’acquedotto di Castel d’Aiano e Vergato, mentre il resto scivola sulla parete formando la cascata che si vede proprio sotto la chiesa.
Il profilo della roccia è particolare. La montagna è cambiata nel tempo a causa dei depositi di calcare, tanto che il vecchio tratto del sentiero CAI 166 è stato deviato perché la parete continuava ad avanzare. È un buon esempio di come l’acqua, goccia dopo goccia, modelli il paesaggio.
Le Grotte di Travertino di Labante
Le Grotte di Labante sono lunghe 54 metri e presentano un dislivello di circa 15. Non sono profonde né illuminate artificialmente: sono grotte “vive”, modellate dall’acqua, con un interno completamente cavo e una roccia visibilmente porosa.
L’ingresso vicino al laghetto è chiuso da una cancellata, ma aggirando la parete si raggiunge l’accesso praticabile, protetto da corde che fungono da corrimano. L’interno è un alternarsi di piccole camere, passaggi più stretti e tratti dove bisogna fare attenzione a non scivolare. Le forme della roccia sono insolite: arrotondate, piene di cavità, quasi scavate dall’interno.
A un certo punto il percorso si restringe talmente da farci dubitare se proseguire o tornare indietro. Non essendoci indicazioni o guide, scegliamo la seconda. Probabilmente, continuando, si arriverebbe all’ingresso opposto, quello visibile dall’esterno ma chiuso al pubblico.
Nei dintorni delle grotte, fino a vent’anni fa, si trovavano cave attive per l’estrazione del travertino. Il materiale veniva impiegato per case, edifici religiosi e anche per alcune tombe etrusche oggi visibili a Bologna nei Giardini Margherita.
Il travertino: la “sponga” di Labante
Il travertino di Labante si forma quando l’acqua ricca di carbonato di calcio deposita calcare su tutto ciò che incontra: roccia, radici, frammenti vegetali. Con il tempo i materiali organici si degradano lasciando minuscole cavità. Il risultato è una pietra porosa, leggera alla vista e allo stesso tempo molto resistente.
Gli abitanti la chiamano “sponga”, spugna, proprio per l’aspetto traforato. Osservarla da vicino permette di capire quanto sia diversa dal travertino compatto usato in molte opere architettoniche nel resto d’Italia.
Le pisoliti: le “perle” della grotta
Un dettaglio curioso di queste grotte sono le pisoliti, piccole concrezioni tonde che si formano come le perle dentro le ostriche. Nel 2005, studiando il pavimento della grotta, si è scoperto che parte del suolo è composto da questi granuli lisci, alcuni dei quali raggiungono i 2-3 centimetri.
La loro forma particolare è legata anche ai periodi in cui, negli anni ’90, la sorgente venne prosciugata per lavori idrici: l’alternanza dei depositi ha creato bande sottili e molto regolari.
Il presepe nella grotta
Vicino al laghetto, separata dall’accesso principale, c’è una piccola cavità con un presepe permanente. Si può illuminare premendo un pulsante sulla cancellata. È una rappresentazione semplice, con poche figure, ma l’effetto della luce sulla roccia rende la scena più suggestiva. È una curiosità che molti visitatori si perdono, ma vale la pena fermarsi qualche minuto.
Sentieri e trekking nei dintorni
La visita alle grotte richiede poco tempo, quindi vale la pena dedicarsi anche ai sentieri della zona. L’area è ricca di boschi e colline morbide, adatte a passeggiate tranquille o a escursioni più lunghe.
Il percorso più noto è il Sentiero delle Tane, un anello di 11 km che parte dalla chiesa di Labante. L’itinerario passa accanto alle grotte, scende lungo il CAI 166, raggiunge il torrente Aneva e sale verso due cavità molto ampie, le “Tane del Paroletto”, usate come rifugi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Proseguendo si incontrano monoliti calcarei e, più avanti, il borgo di Riola di Labante, fino a chiudere il percorso tornando al punto di partenza.
Dove dormire nei pressi delle Grotte di Labante
Le strutture nelle immediate vicinanze non sono molte. Per un weekend, le località più comode in cui cercare alloggio sono Riola e Grizzana Morandi, entrambe a breve distanza in auto. Sono buone basi se si vuole combinare la visita alle grotte con la Rocchetta Mattei, il borgo La Scola o uno dei sentieri della zona.